Il libro narra quasi una saga familiare, una famiglia umile in una collettività di contadini, su un’isola sospesa fra le altre, nel mare Mediterraneo. Le miserie materiali si alternano ai ricatti morali in una vicenda, dal sapore del mare, che si snoda sullo sfondo incantevole di una natura selvaggia e incontaminata. Tra cappereti e vulcani, vigneti e boschi di fichi d¹india, vive la sua infanzia e adolescenza una bambina di umili origini. Tra vessazioni e ricatti cresce e, lentamente, sperimenta l’amaro destino che avvolge l’intera opera: la condanna all’esilio, l’abbandono dei luoghi dell’infanzia, il senso tragico della distanza dalle radici. Il dolore e la miseria ma anche lo splendore della luce e dell’aria; la superstizione che s’intreccia con la religione, il senso profondo dell’umano che si mescola e gareggia con il tornaconto più meschino: indagando questi temi, Maria Giuffrè, vuole condurre in una vicenda che ricorda il Verga di Rosso Malpelo o dei Malavoglia.