Non è possibile parlare dei Campi Flegrei senza pensare al mito che, già descritto da Virgilio nel VI canto dell’Eneide, ancora oggi circonda queste terre conferendo loro un fascino particolare: del resto non potrebbe essere diversamente, se si considera che in un territorio non molto vasto convivono vulcani spenti e vulcani attivi, aree densamente popolate e isole disabitate, località di grande pregio naturalistico e siti degradati, un’agricoltura fertile con produzioni agricole originali ed aree industriali, scavi archeologici con grandi testimonianze artistiche e squallide costruzioni abusive, laghi di acqua dolce e laghi di acqua salmastra e così via, in una sorta di gioco alla scoperta dei contrasti, delle ricchezze e del fascino, per l’appunto “mitico”, dei Campi Flegrei. Del resto, già gli antichi avevano assegnato ai Campi Flegrei il ruolo di regione mitologica: qui Ercole compiva le sue proverbiali fatiche, qui approdarono Ulisse ed Enea, qui vaticinava la Sibilla, nei pressi del luogo dove Caronte trasbordava agli inferi le anime dei defunti. L’elenco degli straordinari monumenti dell’età classica presenti in questa area è sterminato e comprende, fra gli altri: a Pozzuoli, l’Anfiteatro Flavio (col suo Ninfeo), il tempio di Serapide (“macellum”), i Templi di Nettuno e di Diana, il Capitolium, le necropoli di via Celle e di S.Vito ed il Rione Terra; a Quarto, la necropoli di via Brindisi; la Grotta di Cocceio, fra l’Averno e Cuma; la Città Sommersa di Baia e, sempre a Baia, i Templi di Venere, di Diana e di Mercurio oltre al Castello Aragonese che ospita un interessante museo archeologico con reperti provenienti dai Campi Flegrei e dal mare ad essi antistante; a Bacoli, l’Odeon (noto come “Tomba di Agrippina”), le Cento Camerelle, la Piscina Mirabile, a Miseno il Sacello degli Augustali e la Grotta della Dragonara.
I Campi Flegrei – terra di fuoco (dal greco phlegraios = ardente) – si identificano con quella parte di territorio ad ovest di Napoli che dalla punta di Posillipo si estende, cinta dalla collina dei Camaldoli, fino alla piana di Quarto e di lì più su, lungo la via Domiziana, oltre la rocca di Cuma e fino alle sponde del Lago Patria: all’interno di essa ricadono oggi grossi centri abitati e grandi quartieri, che rendono il territorio un articolato urbanistico dalle mille sfaccettature.