Plurisensoriale, con effetti sinestesici folgoranti sparsi qua e là, la scrittura di Pino Macrì è superbamente volatile come il suo tema originario. Lo contiene e ne è posseduta, ne è parte e tutto, giocando con altri intrecci di procedimenti espressivi che si autoalimentano spontaneamente. Chiamale evocazioni.
Sognante, anche quando è iperrealista – proprio per questo – solletica la lectio della seconda metà del Novecento, che ha attribuito all’atto creativo il valore di «resistenza alla morte». […]
[…] E raggiunge una cifra molto alta in termini letterari. Ci sono tratti di neo-naturalismo selvaggio, di esotismo mediterraneo, di commedia bonaria, di amore declinato in mille forme che emana un alone stupefacente, un po’ simile a quello che m’avvolge quando sto davanti ai dipinti del geniale Henri Rousseau il Doganiere. A volte è giungla, a volte è paradiso. Sinonimi di bellezza. (dall’Introduzione di Ciro Cenatiempo)